Realizzati, ma mai a tuo danno


In quanto Coach e occupandomi di transizione professionale, supporto coloro che transitano verso un altro lavoro o un’attività in proprio che meglio li rispecchi, che sia allineata con il loro LIFE PURPOSE, li tenga carichi di energia e bilanciamento, soddisfatti e realizzati.

Per fare tutto ciò, negli anni ho sviluppato una passione (personale e professionale) per il BENESSERE. Perchè sono stata la prima a lavorarci e a continuare a farlo (ne è nato anche un corso online Change by Mindvalley), e perchè nel 100% delle sessioni, questo tema esce. Chi è in transizione e cambiamento, spesso è molto disallineato e in disarmonia, e questo procura MALESSERE.

Non sto parlando di imparare a rilassarsi, fare mindfulness etc. Tutto ottimo, e serve molto. Sto parlando di una frattura, una separazione più interiore che non ci mantiene integri, e che è di per sé MALATTIA.

Andare verso lo scioglimento di nodi, problemi, questioni che ci tengono spaccati, che drenano le nostre energie, è andare verso la GUARIGIONE.

Guarire da tutto ciò che ci allontana dall’essere noi stessi, pienamente realizzati ed espressi. Più riusciamo ad esserlo, più siamo sani.

Questo riguarda tutti.
Siamo tutti separati in qualche modo al nostro interno su vari piani: mentale, emozionale, fisico, spirituale.

E quando affrontiamo una questione, un nodo in cui siamo impantanati, spesso lo affrontiamo – se ci va bene – dal piano mentale, qualche volta emozionale (ma lo facciamo solo se riusciamo a renderci conto di quanto la questione ci sta logorando anche fisicamente).

Per riequilibrarci abbiamo bisogno di guardare al problema in maniera olistica:

  • su quali e quanti piani sta impattando?
  • su quali di questi tu stai operando?
  • cos’altro ancora devi riconoscere, vedere, affrontare, allenarti, per sbloccare davvero?

Non la risolvi continuando a ostinarti solo sul piano fisico, o solo mentale, o solo emozionale, o solo spirituale. Non sei a compartimenti stagni, tutto è collegato. E se fino ad ora, agire solo su un piano non ti è servito, cosa ti farà pensare che proseguire allo stesso modo, sbloccherà la questione?

A volte la nostra sete di realizzazione – amplificata da questo sistema produttivo che ci riduce a macchine usa e getta (ti prendo – ti spremo – e poi ti scarico spartanamente se: sei un lavoratore che ha un momento di defaillance di salute o sei divenuto fragile o se hai superato i 50 anni, o ti permetti di pensare alla società facendo figli, se osi rivendicare il valore delle tue competenze, etc), può diventare correa del nostro logoramento e della nostra malattia.

Pensiamo di volerci bene occupandoci della nostra realizzazione: “non mi sto forse occupando di me?”. La verità è che spesso finiamo per stressare il nostro “sistema” in maniera totale. Spingiamo solo su alcuni aspetti, immolandone molti altri, e – fino a che il nostro corpo non ci presenta il conto – andiamo avanti ad oltranza con il pilota automatico.

Non parlo di burnout, che pure è una possibile tappa. Viviamo quotidianamente da consumisti, solo che non ci accorgiamo che oltre che a consumare beni esterni, stiamo bruciando, divorando, consumando la nostra energia interna, il Qi vitale, quella energia con cui nasciamo. Una dotazione con cui veniamo al mondo e che ci accompagna lungo tutta la vita. Quel Qi è come un serbatoio che si esaurisce man mano. Sta a noi saperlo mantenere, rispettarlo, reintegrarlo. In questo senso siamo dei consumisti, di noi stessi. Che tipo di consumatore di te stesso sei? Quanto “ecologico” sei?

Uno dei lavori principali che occorre fare da subito quando un cliente arriva drenato, spompato, è proprio sull’energia. Un lavoro da integrare immediatamente a quello strategico.

Se non hai carburante, la tua bella Ferrari non andrà da nessuna parte. Neanche un Coach ti servirà, se non ti aiuterà a comprendere cosa sta accadendo. E non devi continuare a spingere a manetta per usare quel poco di benzina che ti è rimasta e per vedere immediatamente risultati. Devi prendere consapevolezza di dove e quanto stai spingendo, e come tutto questo ti sta ingolfando invece che muovendo.

Lo so, sei con la tua Ferrari su un bel circuito da corsa, e la prima cosa che ti viene da fare è correre. Ti senti nato per questo. E invece, più sei equipaggiato, più fermati. O meglio, smonta dalla macchina, fai un bel respiro, osservala e comprendila. Che pilota puoi essere se non sei anche un pò meccanico? Lo conosci il tuo veicolo? NO. Non lanciarti bendato, come una marionetta, nella tua forsennata corsa. Siamo poi così sicuri sia TUA? Conosci te stesso, e…anche la strada da scegliere verrà di conseguenza.

A tutto questo, integra un lavoro di “equilibrio” costante. Immagina il tuo corpo come la forma di una clessidra. Dall’ampolla superiore, continuano a entrare, incessantemente, stimoli che nella maggior parte dei casi, non setacci, non scegli, non minimizzi, anzi spesso sei tu stesso a crearli, amplificarli, andarteli a generare o cercare. Tutto ciò che entra è così tanto che al centro dell’ampolla, dove lo spazio si restringe, si creerà un ingorgo, nulla defluirà, e si genererà una sorta di frattura e disconnessione. Inoltre, se tutto ciò che entra, e passa nell’ampolla inferiore non viene scaricato, non viene assimilato e rimesso in circolazione per portare nutrimento al sistema, ma resta lì a ristagnare in quanto risalire diventa difficile con quella strettoia ingolfata dalla spinta superiore, genererà infiammazione e tossine (emozionali, mentali, fisiche, etc) e il tuo sistema entrerà in malessere.

Se invece all’ampolla superiore applichi un imbuto, un funnel, un setaccio che ti consente di filtrare, dire dei no, selezionare priorità, scegliere di quali immagini e pensieri e parole nutrirti, ciò che scenderà sarà solo l’essenziale, il giusto nutrimento che potrà passare per la strettoia dell’ampolla. Una volta entrato nell’ampolla inferiore, potrà scambiare, portare nutrimento e anche scaricarsi per la parte che serve. Non ci sarà ristagno e infiammazione ma circolazione, scambio, nutrimento.

Il tuo corpo è il tuo tempio, è la tua casa, ed è il tuo primo ambiente da bonificare.

Ciò che entra, lo abita e ne esce, può essere sempre più sotto il tuo controllo. Sei un grande custode di questo tempio. Sei il custode della tua energia.

Rifletti: da cosa hai bisogno di bonificarti? (pensieri, emozioni, persone, situazioni). Fai una lista sia nella sfera personale che professionale.

Collega come ciascuno di questi elementi impatti: la tua mente, il tuo corpo, le tue emozioni, il tuo spirito. Osserva gli impatti, le conseguenze logiche, le catene, i pattern.

Entra in una modalità creativa, e costruttiva. Decidi un piano di azione che ti liberi, ti sblocchi, e ti permetta di far circolare la tua linfa, nutrendo e ricostruendo il tuo tempio invece che contribuire a ingolfarlo e distruggerlo.