A new Personal Branding Era


Sta cambiando tutto.

In questi due anni, molti hanno faticato a stare online, a trovare la propria cifra, a emergere o semplicemente a continuare a dire qualcosa di sensato, in primis per se stessi.

Alcuni hanno continuato a macinare, come e più di prima per sopravvivere. Tanti, invece, si sono presi un momento di riflessione. Si sono posti la questione di come agire con senso, e non in maniera fine a se stessa. Alcuni (non pochi) sono andati letteralmente in burnout.

I perchè sono sempre personali, ma dal mio osservatorio, sono apparse delle evidenze che mi piace condividere.

La più semplice: qualcosa strideva, sempre più fortemente.

Era già disallineato prima, ma in quel procedere meccanico in cui tutti eravamo, ancora teneva, o facevamo finta di farcelo andare bene. In questo ultimo anno, è stato evidente che non teneva proprio più. E’ crollato il ponte. Non per tutti ripeto. Ma per alcuni si, e andare dall’altra parte, a connettersi con le persone, con altri mondi ed esperienze, ha richiesto una nuova via, tutta da sentire innanzitutto, e poi creare.

Non poteva essere trovata da qualche parte. Non c’era. Era da costruire. A livello personale.

Si è trattato in questi mesi di entrare dentro di sé, e farsi – o meglio riscoprirsi – creatori.

Per tanti occuparsi del proprio Personal Branding è sempre stata fatica più che gioia. Un ennesimo task, un extra-lavoro, un impegno su cui ormai era chiaro occorreva investire, ma con grande difficoltà nel trovare la giusta modalità. A complicare il tutto, quel rumore costante e disturbante di esperti di marketing, guru del settore e anche no, che hanno incalzato esponenzialmente con magiche ricette, nuove strategie per cavalcare l’algoritmo, consigli su come emergere, ogni volta con spigolature diverse e presentate in uno spezzatino di pillole omeopatiche pressochè inutili o forse utili solo a confondere, a mantenere i professionisti in uno stato di locus of control esterno, in balia di verità parziali e calate da qualcuno, e mai da poter rintracciare dentro di sé, la propria esperienza, la conoscenza dei propri clienti.

Nel frattempo, gli avvenimenti che ci hanno globalmente toccati, tutti, ci hanno fratturati, traumatizzati, cambiati. Le risposte ai traumi possono essere di vario genere: attacco, fuga, restare frizzati, subire. Ognuno si è confrontato con le proprie paure, i propri mostri, la propria modalità di risposta. Abbiamo visto polarizzazioni che sono proprio figlie di tutto ciò, ovvero risposte personali a una frattura (tutti dentro, tutti fuori, torniamo a prima, andiamo avanti a tutta birra….). Tutte giuste. In un momento di trauma collettivo e globale, che abbiamo vissuto tutti contemporaneamente, ogni risposta ha dignità, e senso.

La principale fobia collettiva professionale è stata quella di trovare clienti. Quei clienti che sono sembrati scomparsi e poi difficilmente raggiungibili, con le regole consuete. Anche questo, è stato a mio avviso un evidente segno di una forte, umanissima, lecita, paura manifestata a terra. Il combattimento quindi innescato in risposta a questa paura è stato uno sforzo inumano di postare, emergere, farsi ascoltare, premere, rendersi visibili, per sopravvivere. Stimolo (reale e percepito) – Risposta. Una risposta abnorme. Drenante. Che ha aumentato il rumore di sottofondo, e paradossalmente peggiorato la possibilità di arrivare a farsi sentire, conoscere.

Non ho mai ritenuto il Personal Branding un’arte effimera, esteriore, legata al confezionamento di una immagine che non fosse pienamente coerente con chi siamo. Me ne occupo da anni quasi come una ricercatrice. Vivo il Personal Branding da una dimensione molto interna e profonda, identitaria. Pur ritenendo valide tutte le definizioni che circolano, ho costruito negli anni la mia:

“Personal Branding è portare in luce il tuo mondo dell’ Essere e comunicarlo assieme al tuo mondo del Fare”.

E’ solo una delle possibili definizioni, che ti offro. A me aiuta a focalizzarmi su un aspetto che credo faccia tutta la differenza. L’energia, l’attenzione, parte dentro di noi, perchè è il nostro ESSERE (personale e professionale) che esprimiamo attraverso e congiuntamente al nostro fare. In un unicum espressivo.

Concentrarsi solo sui task, sui fare, sull’algoritmo che cambia mille volte, vuol dire concentrarsi su delle azioni che – se partissimo veramente dalle radici, dall’essenza – sgorgherebbero fuori con maggiore facilità, come un marketing naturale, conseguenza di quanto – da creatori – siamo ed esprimiamo già solo respirando, vivendo.

Ciò non toglie minimamente che molte azioni vadano impostate, programmate, strutturate, rese strategiche. L’importante è che non ci si concentri in prima battuta solo su di esse, senza aver prima posto le basi in un lavoro identitario, fortemente distintivo ed espressivo.

In fin dei conti, non è tanto sul FARE che facciamo la differenza, ma sull’ESSERE.

E’ la specifica cifra energetica che mettiamo nel nostro lavoro, nel modo di esprimerci che attrae a noi persone, clienti, opportunità.

Quando parlo di mondo dell’ESSERE non intendo il Personal Brand come l’espressione di un ego rattrappito o ipertrofico. Di un IO che meccanicamente si espone perchè sa di doverlo fare ma senza abitare quello spazio pienamente perchè si terrebbe volentieri un passo indietro per proteggersi, o al contrario in spinta totale, forzata, necessaria per sentire di esistere.

Non siamo più nell’epoca del’IO. Siamo pienamente entrati in un’epoca del NOI.

A livello globale tutto ciò che stiamo vivendo, sentendo, ce lo restituisce pienamente. Sostenibilità, problemi climatici, una leadership gentile, una attenzione alle fragilità dei nostri sistemi. Anche nel Personal Branding l’IO si connette a un NOI.

Non è più tempo di promuovere il proprio Brand come azione fine a se stessa. Esprimendoci, in modo naturale e autentico, tocchiamo, curiamo, ispiriamo gli altri.

Stiamo vivendo un momento di cura collettiva, che mai come prima ha bisogno della nostra espressione creativa, del nostro contributo.

Occuparsi di Personal Branding, è servizio collettivo, è piena espressione (e in quanto tale, cura) di sé in primis e – attraverso di noi, dell’altro.

Il tuo #fare come naturale marketing ed espressione del tuo #essere.